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venerdì 16 settembre 2011

FORZA ASSENTE: IL RETAGGIO BORBONICO TANTO CARO AI QUESTORI DI ROMA

Qualcuno di noi è entrato in Polizia da giovincello, trovando qui la prima esperienza lavorativa. A qualcun altro, invece, è toccato in sorte di fare il servizio militare; quasi tutti, tra quelli di noi che hanno portato le stellette, apprezzano moltissimo l’ambiente lavorativo civile: qui ci sono diritti e non concessioni; qui ci sono sindacati indipendenti e non farsesche “rappresentanze di base” asservite e gestite dalle gerarchie; qui c’è… la FORZA ASSENTE!
Che diavolo ci fa la “forza assente”, questo orribile, dannoso ed illegittimo retaggio del più bieco militarismo in un corpo “civile e moderno” come la Polizia di Stato? O, meglio, che ci fa nella questura di Roma, visto che è questo l’ultimo posto dove è ancora possibile trovare questo vergognoso, anacronistico ed incostituzionale strumento di vessazione?
È presto detto: esiste ancora per precisa volontà del questore di Roma, per consentire ai dirigenti dei vari uffici di avere una possibilità in più di liberarsi di “elementi scomodi”; per imporre una movimentazione svincolata da criteri oggettivi e da un serio confronto coi rappresentanti dei lavoratori; per tenere “sotto schiaffo” i poliziotti, limitando il loro diritto di curarsi quando si ammalano.
È un modo vergognoso di discriminare, al rientro dalla forza assente, i “buoni” (che possono rientrare agli uffici di provenienza) dai “cattivi, per i quali il dirigente avrà dato parere negativo. È sintomo della profonda mancanza di rispetto dell’amministrazione verso i propri figliastri che, pur svolgendo un lavoro pesante, usurante e disagiato, spesso svolto alla mercé delle intemperie, si vedono negato il diritto di curarsi serenamente se si ammalano: finché ti posso utilizzare al cento per cento mi vai bene, dopodiché ti posso rottamare…
Ma, cosa più grave di tutte, viola il principio costituzionale che tutela la salute dei cittadini della Repubblica e vieta ogni tipo di discriminazione!
Non potendo più tacere su questo modo ingrato di trattare i colleghi, il SIULP chiede l’IMMEDIATA SOPPRESSIONE di questa anacronistica gogna per i poliziotti romani, di questo vergognoso strumento di intimidazione e di vessazione che toglie ai lavoratori della sicurezza la certezza della propria mansione e della sede di servizio.

Roma, 16 settembre 2011
IL SEGRETARIO GENERALE
Saturno Carbone