Roma, 19 agosto 2010 - (SRN) Ultimamente i numerosi e ripetuti casi di maltrattamenti persecutori in danno di molte donne, nella provincia di Roma, hanno creato allarme tra i colleghi della Polizia di Stato. Ieri l'ennesimo caso di un arresto dopo che il giorno prima i poliziotti della Questura ne avevano effettuati altri due. È importante che le vittime nel rivolgersi alle forze di Polizia trovino personale specializzato in grado di conquistarne la fiducia, ma per riconoscere il fenomeno di stalking è importante che le potenziali vittime non sottovalutino singoli eventi che si ripetono nel tempo. Gli atteggiamenti "persecutori" che gli stalker manifestano, vanno dai pedinamenti e gli appostamenti alle numerose telefonate, messaggi o e-mail di minaccia, ma anche lettere o biglietti lasciati nelle cassette della posta o sul parabrezza delle auto. Ma quando accade però, che le attenzioni morbose diventano reato di stalking? Quando cominciano a condizionare le abitudini di vita della vittima, invadendo la privacy della persona. I protagonisti di questi atti di persecuzione, possono essere ex partners, spasimanti, colleghi di lavoro o anche amici. In questi casi le vittime , che possono essere uomini, donne o bambini, possono rivolgersi alle forze dell'ordine contattando il 113. Possono richiedere in Questura, di avvalersi della misura preventiva dell'ammonimento dello "stalker", con cui il Questore intima allo stalker di cambiare condotta di vita, oppure possono scegliere direttamente di querelare il "persecutore" all'autorità giudiziaria. La querela naturalmente, annulla di fatto la possibilità di utilizzo della misura preventiva dell'ammonimento.
