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lunedì 21 marzo 2011

LIBERA: Insieme verità e giustizia in terra di luce - XVI giornata giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie

POTENZA - 19 Marzo 2011 - L'aria pungente della mattinata di sabato si è dissolta a Piazza Bologna, di fronte a ottantamila persone, giunte da ogni parte d'Italia per far sentire  la propria voce 'Libera'.
Il corteo è stato aperto dai genitori di Elisa Claps ai quali è giunto l'abbraccio di Don Marcello Cozzo, di Don Ciotti e del popolo di Libera.
Lungo, terribilmente lungo il  corteo dei familiari delle vittime di mafia, 'scortato' dagli scout.
Nemmeno la pioggia scrosciante, che ha accompagnato la lettura dei novecento nomi delle vittime di mafia, è riuscita a demotivare la folla composta, che ha visto alternarsi sul palco volti e voci delle Istituzioni e della società civile: Giancarlo Caselli, Antonio Ingroia, Gino Strada, tra gli altri  e tanti, tanti uomini e donne delle associazioni.
'la forza della mafia sta al di fuori della mafia' è il messaggio lanciato dal palco da Don Luigi Ciotti. Un messaggio che chiama in causa la responsabilità di ciascuno nel proprio vivere quotidiano: rifiutare la logica delle scorciatoie, del beneficio personale a danno della collettività; diventare operatori dell'antimafia rifiutando ogni forma palese o subdola di corruttela.
Un leit-motiv che è continuato nel pomeriggio con i seminari organizzati in città su temi legati alla lotta alla mafia.
Dal palco, la condanna della riforma della giustizia: 'Senza le intercettazioni e l'autonomia della magistratura, magistrati come Caselli e Ingroia non sarebbero qui' sono state le parole di Don Ciotti.
Da segnalare il bellissimo incontro tenutosi nella giornata di domenica con i giovani di potenza ed una nutrita presenza di scout al quale è intervenuto Nando Dalla chiesa, presidente onorario di Libera.
Questa la cronaca di chi ha partecipato alla giornata di Libera, celebrata, da sedici anni a questa parte, nel giorno della ricorrenza della morte di Don Giuseppe Diana, parroco della chiesa di San Nicola di Bari a  Casal di Principe, ucciso alle 07.30 del 19 marzo 1994, da un commando camorrista.

In un tempo in cui si cerca di piegare il diritto alle logiche dell’impunità, in un tempo in cui malgrado l’allarme lanciato dalla Corte dei Conti, la corruzione in Italia rappresenta una praticatissima  attività, parlare e ‘agire’ la cultura della legalità  rappresenta un obbligo inderogabile nei confronti di chi ha sacrificato consapevolmente la propria vita per la costruzione di un mondo dove giustizia e legalità fossero patrimonio della collettività,   e per il debito nascente nei confronti delle giovani generazioni alle quali si sta consegnando una realtà massicciamente aggredita in modo più o meno subdolo dal ‘pensiero mafioso’.
Occorre una inversione di tendenza, occorre dare la sveglia. Vorremmo poter  smentire il giudice Falcone, quando diceva  che alla società civile sarebbe servito un morto eccellente all’anno, ma, alla luce delle contemporanee polemiche politiche, alla persistenza di una zona grigia della legislazione, grazie alla quale non trovano ancora luogo le previsioni normative del reato di concorso esterno in associazione mafiosa e le norme a contrasto della corruzione,  dobbiamo rivendicare con forza la necessità di una riqualificazione del pensiero nel senso della legalità e della giustizia.

Ci piace chiudere questo commento citando  Paolo Borsellino: ‎"C’è un equivoco di fondo. Si dice che il politico che ha avuto frequentazioni mafiose, se non viene giudicato colpevole dalla magistratura, è un uomo onesto. No! La magistratura può fare solo accertamenti di carattere giudiziale. Le istituzioni hanno il dovere di estromettere gli uomini politici vicini alla mafia, per essere oneste e apparire tali" (Paolo Borsellino, "Lezione sulla mafia", 1989).