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mercoledì 15 settembre 2010

Criminalità: ai poliziotti tutti i meriti, ai politici solo un monito: fate silenzio per favore!

Roma, 15 settembre 2010 - (SRN) I ministri Maroni e Alfano si vogliono prendere il merito di tutte le operazioni antimafia tra maggio 2008 e luglio scorso: 6.483 arresti (più 53 per cento), confiscati beni per 2.100 milioni, sotto sequestro (non definitivo) altri 12,8 miliardi. Eh certo! Troppo facile!  "Arresti, condanne e misure patrimoniali sono l'effetto delle indagini della polizia giudiziaria coordinate dalla magistratura, che in Italia non prende ordini dai governi, almeno finché resterà in vigore questa Costituzione"  lo vogliamo dire con le parole del procuratore generale di Caltanissetta, Roberto Scarpinato - "Dalle scelte dei governi dipendono invece le risorse assegnate alla giustizia. C'è una contraddizione profonda tra la propaganda politica e la realtà dei tagli che stanno mettendo in ginocchio le forze di polizia, i tribunali e le procure del Sud". L'azione del governo, per Scarpinato, è come "la tela di Penelope": "Da una parte si permette ai giudici di aggredire i patrimoni anche dei mafiosi morti, dall'altra si consente ai vivi di ripulire capitali enormi con uno scudo fiscale anonimo." Prosegue il procuratore: "L'anomalia dei corleonesi appartiene al passato. Oggi ai vertici di Cosa Nostra ritroviamo medici, architetti, imprenditori, colletti bianchi. A Palermo abbiamo arrestato dai 150 ai 200 estorsori all'anno, ma chi va in carcere viene sostituito, mentre resta potente una borghesia mafiosa che si arricchisce con le corruzioni, le speculazioni edilizie, il saccheggio di denaro pubblico: esattamente quei reati che diventerebbero impunibili con la legge-bavaglio o il cosiddetto processo breve". Grazie al governo, che continua ad incensarsi per i risultati ottenuti dai soli dei poliziotti ci troviamo in una realtà che è ben lontana dalla propaganda: A Reggio Calabria il pg Salvatore Di Landro, dopo l'ennesima bomba (sotto casa), ha denunciato che "per combattere la 'ndrangheta servono risorse: qui non abbiamo neanche la benzina per le macchine". A Palermo la sezione criminalità organizzata della squadra mobile è senza revolver e con i giubbotti antiproiettile inservibili. Il perché lo spiega il nostro segretario generale nazionale del Siulp Felice Romano: "I nostri colleghi hanno solo la Beretta d'ordinanza, che è vistosa e ingombrante. Per questo nella dotazione del reparto c'erano 80 piccoli revolver, da nascondere addosso in azione. Però sono stati ritirati tutti, giustamente, e la questura non ha soldi per sostituirli". Ritirati? E perché? "Erano difettosi: esplodevano". E Maroni che fa? "Il governo ha tagliato dell'80 per cento le spese di armamento: se compriamo pistole, restiamo senza munizioni". E i giubbotti? "Andrebbero revisionati ogni due anni, altrimenti perdono effetto. Ma i soldi non ci sono, per cui si può solo sperare che funzionino. E comunque pesano 18 chili. Chiediamo da anni giubbotti più leggeri e moderni. Tutto inutile: il governo promette sicurezza, ma poi taglia e basta".
Romano cita situazioni inquietanti: "In dieci anni Roma ha perso due terzi delle volanti. A Milano l'antiterrorismo non ha soldi per comprare microspie e pagare traduttori. A Trapani gli investigatori che danno la caccia al boss Messina Denaro devono pagarsi le trasferte, perché i rimborsi sono finiti in marzo...". Non se ne può veramente più di sentire la politica che cerca di prendere i meriti di coloro che sta distruggendo e che nonostante tutto continuano a lavorare meglio di sempre.