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lunedì 27 settembre 2010

Tre son le cose che piacciono a me!

Roma, 27 settembre 2010 (SRN) - Riportiamo l'editoriale integrale del Segretario Generale Felice Romano. "Tre son le cose che piacciono a me: immediatezza, chiarezza, concretezza. Quando, all’indomani della strage di Castelvolturno causata dal gruppo scissionista del clan dei casalesi il 18 settembre 2008, vennero alla ribalta le drammatiche situazioni in cui erano costretti ad operare i poliziotti di Caserta, la risposta del massimo responsabile della sicurezza nazionale fu immediata, concreta e molto molto chiara. Senza perdere tempo nella solita sfilza di riunioni di comitati, di summit di esperti, e di consulenze affidate ai massimi teorici dell’ordine pubblico, l’appena in carica Ministro Maroni, confortato dal Dipartimento della P.S., varò un piano di intervento destinato a passare alla storia come “modello Caserta”. Immediatezza: senza perdere tempo in lungaggini burocratiche furono disposti rinforzi straordinari ed invio di numerosi contingenti da parte delle varie forze dell’ordine. Si evitò una volta tanto il solito mercato delle vacche in cui ogni forza di polizia cerca di risparmiare quanto più si poteva sul numero degli uomini da destinare nella zona a rischio. Concretezza: a prescindere dalle numerose dichiarazioni di impegno, nel giro di pochi giorni squadre mobili e volanti vennero potenziati non solo negli organici, ma soprattutto nei mezzi, e il Dipartimento non lesinò auto nuove e l’impiego dei reparti anticrimine. Chiarezza: davanti all’emergenza di una strage così importante i soggetti competenti, a titolo diverso nella gestione territoriale della sicurezza, non crearono i soliti problemi, come solitamente accade, sulla ripartizione dei compiti: con molta chiarezza furono emanate direttive precise riguardanti il profilo dell’ordine pubblico, quella della polizia giudiziaria, quello di controllo del territorio. E la cosa funzionò perfettamente, tanto che da li a breve i responsabili della strage furono assicurati alla giustizia e il clan dei Casalesi che per molto tempo aveva imperversato nella zona, nonostante gli sforzi eroici dei poliziotti di Caserta, fu debellato. Fu così che quello che fu messo in pratica diventò un “modello” e fu così che col passare dei giorni come purtroppo spesso accade nella gestione “ordinaria” della sicurezza, tutto quello che di buono è stato fatto svanisce come neve al sole, e tutto quello che c’è di sporco sotto la neve ricompare come di incanto. Passò la festa e fu gabbato ancora una volta il santo: passò l’emergenza e svanirono i rinforzi, svanirono le macchine, tornarono le rivalità e i conflitti di sempre tra sindaco, prefetto, Questore, polizia, carabinieri, finanza e così via.
E piano piano tornarono pure i Casalesi, contrastati, sempre più eroicamente, dagli uomini delle forze dell’ordine. La prova di quello che qui sosteniamo è contenuta in una lettera che oggi mi invia il segretario del SIULP di Caserta, con la quale lo stesso mi informa che dopo mesi di trattativa le ore di straordinario in esubero relative all’anno 2009, verranno pagate al 50%. Fifty-fifty. Tutto il resto è come se non fosse mai esistito. Adesso comprendiamo perché Caserta è diventata un modello. A distanza di due anni dai miracolosi potenziamenti dell’inventore del modello, la situazione delle volanti della questura è tornata peggio di quella che era prima che scoppiasse l’emergenza: peggio perché prima dell’emergenza la volante aveva in dotazione 90 persone, oggi ne ha 59, quanti sono sufficienti per assicurare una volante per ogni turno; per i commissariati zonali e periferici la situazione è drammatica, di rado si riesce ad assicurare la presenza continuativa di una sola pattuglia sul territorio. Il parco auto manco a dirlo è in condizioni drammatiche e tutto quel ben di Dio che fu inviato quando i riflettori erano accesi, finita “la comparsata”, è tornato nei luoghi di provenienza. Adesso comprendiamo perché Caserta è diventato un modello. Investigazioni? Manco a parlarne. Tra operatori costretti a missioni non pagate (siamo al 24 settembre e ancora devono essere pagate le missioni di gennaio) e poliziotti inviati ai corsi di formazione, quelli si sempre più lunghi, sempre più costosi e a volte perfettamente inutili (quello per commissario per esempio dura oggi due anni e davvero non si capisce a cosa serve un periodo di formazione così lungo, se non a far guadagnare qualche gettone di presenza in più a docenti, opinionisti, amici e amiche dei vari responsabili della programmazione), poco o niente resta per lavorare. Ecco allora perché Caserta è diventata un modello: non un modello di gestione “ideale” della sicurezza, ma un modello di gestione “ordinario” della sicurezza, così come la intende il nostro Ministro Roberto Maroni. Un Ministro perfettamente convinto che per sconfiggere la mafia basti arrestare gli ultimi tre o quattro latitanti rimasti, un Ministro perfettamente convinto che le ronde avrebbero dato una svolta definitiva al sistema sicurezza, e poco importa se dopo i limiti posti anche dai sindacati di polizia per evitare che facinorosi ed attaccabrighe avessero la licenza di menar le mani garantiti dall’impunità dell’associazione volontari per la sicurezza, in tutta Italia soltanto due o tre cani sciolti hanno fatto domanda per costituire le ronde. Un Ministro perfettamente convinto che con i soldi confiscati alla mafia si potranno pagare le spese della sicurezza, talmente convinto che prima autorizza i tagli al sistema sicurezza e poi, a Dio piacendo, arriveranno i finanziamenti dalla vendita degli immobili di Cosa Nostra. Hai voglia a dire che i tagli sono sicuri e le risorse dei sequestri sono incerte: il Ministro insiste ad ogni occasione su questi proventi miracolosi, tant’è che se continua così presto il SIULP raccoglierà le firme per un’originale campagna di informazione: pagate gli stipendi e le indennità dei Ministri, dei Parlamentari e dei Politici con i soldi sequestrati alla mafia, visto che sono soldi sicuri, e destinate al Comparto Sicurezza tutto il risparmio che se ne ricava. Ci guadagnano loro che, per essere così sicuri di questi introiti, sicuramente avranno preso le loro approfondite informazioni. Ci guadagniamo noi, in tranquillità innanzitutto, sapendo che finalmente lo straordinario passato negli uffici il sabato pomeriggio o sulla volante da mezzanotte alle tre verrà compensato con la pur miserabile somma dovuta.
Tre son le cose che piacciono a me: immediatezza, chiarezza e concretezza; ne avessi vista una sola, realizzata finora da questo Governo, e da questo Ministro, in tema di sicurezza. Immediatezza: di sicuro non quella che viene dimostrata a proposito dell’annosa questione del riordino delle carriere. Sono ormai dieci anni che di esso si parla, e nulla di concreto è stato sinora fatto, eccezione fatta per i soliti mirabolanti piani strategici delle Risorse Umane, ufficio particolarmente specializzato nel rinvio sine die di problemi a scadenza immediata. L’unica differenza con gli yogurt è che questi, scaduta la data impressa sulla confezione, si buttano via; i piani di riforma del Dipartimento, una volta scaduti o respinti, vengono sempre riproposti di anno in anno. Chiarezza: quella che manca, assolutamente tra le enunciazioni del Governo e gli stanziamenti effettivi per la realizzazione del riordino. L’unica cosa chiara, a proposito di enunciazioni, è lo “scippo” dei 768 milioni che erano stati accumulati proprio per questo fine. Non è ancora dato sapere se per i nostri capi il modello di polizia debba oggi essere ancorato a vetusti schemi militari o debba invece ispirarsi alla smilitarizzazione dell’Apparato e alla razionalizzazione delle professionalità oggi esistenti. Concretezza: quella che non abbiamo ancora visto da parte dei politici e dei tecnici della sicurezza negli ultimi anni. Rimedi blandi, evanescenti, inadeguati: tagli colossali che stroncano ogni velleità investigativa a fronte di sprechi inaccettabili, come quello del Ministro dell’Interno che gioca con le ronde, o quello del Ministro della Difesa che gioca con la mini naja e, notizia fresca fresca con gli archi per i mini soldatini. Abbiamo infatti appena condannato l’iniziativa del Ministro La Russa che vorrebbe indire, a spese dei contribuenti, corsi di tiro con l’arco per avvicinare i giovani alla realtà dell’esercito. Ci fa paura l’esperimento sia per lo spreco sia perché, se la fase di sperimentazione dovesse concludersi positivamente, a qualcuno potrebbe venire in mente di ritirare alla Forze di Polizia le Beretta d’ordinanza e sostituirle con arco e freccia in dotazione Apache. Tre son le cose che piacciono a me: a volte quattro. La cosa altrettanto importante, e che sempre più raramente intravedo, è la serietà di chi gestisce la cosa pubblica nel settore della sicurezza: il gracidare della politica non è meno grave del silenzio consapevole dei tecnici della sicurezza. C’è bisogno, ora più che mai, di serietà. Prevedo tempi duri per gli ignavi."