
Roma 26 agosto 2010 - (SRN) Il mercato detta le regole e il mondo del lavoro si adegua. In questo senso, continua, senza sosta, il lavorìo di modernizzazione dei rapporti di impiego, con il solito obiettivo di diminuire il costo del lavoro e garantire profitti. Hanno iniziato con la standardizzazione del precariato, insieme al sogno proibito di rendere precario tutto il sistema impiegatizio (ricordate l’attacco all’ articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori?), infine con i massicci trasferimenti dei settori produttivi in aree dove i costi di produzione sono più favorevoli alle imprese (imprenditori), anche se queste godono di agevolazioni statali. Adesso è la volta di tutte quelle regole che imbrigliano e generano costi alle società produttive. Il tema è quello della sicurezza sul lavoro. L’intento di smantellare questo importate settore era già chiaro da mesi. Infatti, il decreto di stabilizzazione economica dello scorso maggio (il 78/2010), ora legge, aveva già soppresso quell’ente inutile (sic!) che è/era l’I.S.P.E.S.L. (Istituto Superiore di Prevenzione E Sicurezza Sul Lavoro), accorpandolo all’I.N.A.I.L., secondo un riassetto che è ancora tutto da conoscere. Il paradigma è semplice: la Sicurezza Sul Lavoro è inutile. E lo show down sul tema ce lo ha regalato il Berghem Fest, happening leghista, dal quale il Ministro Tremonti ha detto che «robe come la 626 sono un lusso che non possiamo permetterci. Sono l'Unione europea e l'Italia che si devono adeguare al mondo». Già perché non adeguarsi alle regole dell’India o della Cina? Intanto, le cronache riportano che, solo ieri, sono morti altri due lavoratori e ne sono rimasti feriti altri due. Ma i dati non sono sicuramente completi e purtroppo nemmeno definitivi.